Cinema, XR media e immaginari della disabilità

Imago. Studi di cinema e media
n. 28/2023 – a cura di Ivelise Perniola e Barbara Grespi
Scadenza: 30 maggio 2023

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Gabriele LandriniWritten by:

Negli ultimi anni è emersa una sempre maggiore attenzione nei confronti degli studi sulla disabilità fisica e mentale, sia nel vasto campo vasto del cinema di finzione (cfr. Chivers, S., and Markotić, N. eds., 2010, The Problem Body: Projecting Disability on Film. Columbus: Ohio State University Press), del documentario (cfr. Brylla C. and Huges H., eds., 2017, Documentary and Disability, London, Palgrave McMillan) e dei nuovi media (Ellis, K. and Goggin, G., eds., 2015, Disability and the Media. London: Palgrave Macmillan).

Il campo dei Disabilities Studies è quindi sempre più vasto e complesso, tanto da includere non solo le ricognizioni del tema della disabilità nei film, ma anche le estetiche capaci di derivare uno stile da questa condizione, e infine le storie e teorie del nesso fra cinema e disabilità (storie di singoli individui operanti nel settore dell’audiovisivo e storie di operazioni culturali; teorie del percepire “altro” e teorie del film rivolto a soggetti diversamente percipienti).

Tuttavia, soprattutto in ambito anglosassone, si è finora privilegiato lo studio delle produzioni di nicchia e sperimentali, mentre l’immaginario popolare e il cinema di genere hanno ricevuto scarsa attenzione. Inoltre, la disabilità viene trattata sin dal cinema delle origini soprattutto in documentari di carattere medico, caratterizzati da tentativi di descrizione “scientifica” dei casi, o di carattere militante, finalizzati ad attirare l’attenzione di un pubblico selezionato verso forme di discriminazione implicite o apertamente censurate nei canali dell’informazione (documentando ad esempio le condizioni di degrado in cui vengono tenute le persone con disabilità mentale, oppure denunciando le azioni di ‘annullamento’ della disabilità condotte dalle grandi dittature del Novecento, in primis il nazismo).

L’obiettivo di questo numero di ‘Imago’ è pertanto duplice: in primo luogo, ci si propone di allargare l’analisi della produzione audiovisiva ai prodotti mainstream, dalla serialità televisiva nazionale e internazionale al cinema di genere, dalle esperienze dei media immersivi che promettono di farci sperimentare la disabilità con varie forme di embodiment, alle pratiche di realtà estesa sia narrativa che riabilitativa. In secondo luogo, il numero intende ridefinire il territorio dei Disabilities Studies indicando punti di contatto con filoni diversi ma paralleli e spesso complementari, come i Trauma studies (ad esempio con il caso dei mutilati di guerra, o dei traumatizzati, documentati in diverse forme e narrati in vario modo dal cinema mainstream). A volte queste narrazioni assumono la disabilità come motivo simbolico, come nel caso di Magnifica Ossessione (Magnificent Obsession, 1954) di Douglas Sirk o di Gli occhi della notte (Wait until Dark, 1967) di Terence Young, costruiti intorno a personaggi affetti da una cecità per lo più simbolica. Dello stesso genere è la disabilità motoria di La finestra sul cortile di Alfred Hitchock (Rear Window, 1954), Nato il 4 Luglio (Born on the Fourth July, 1989) e Un sapore di ruggine e ossa di Jacques Audiard (De Rouille et d’Os, 2012), solo per citare i titoli più noti. In altri casi la messa in scena della disabilità determina una trasformazione del linguaggio filmico di cui si sperimentano i confini, come nel caso della sordità di La stanza delle meraviglie di Todd Haynes (Wonderstruck, 2017) o della cecità in Blue di Derek Jarman (1993), ma anche di un film a 360° come Notes on Blindness (VR, ARTE, 2016), che in sostanza tenta la traduzione della vista in udito lavorando sull’ambientalizzazione dell’immagine.

Queste linee di ricerca possono essere sviluppate attraverso vari approcci e applicate a diversi oggetti; a seguire un elenco non esaustivo e aperto ad ogni integrazione:

  • La rappresentazione della disabilità in alcuni periodi o geografie della storia del cinema di finzione: Hollywood, il cinema italiano, il cinema di genere.
  • Documentari scientifici intorno al tema della disabilità mentale e fisica, dalle origini ad oggi: archivi, fondi, studi di caso.
  • Il cinema rivolto agli ipovedenti: l’audio-descrizione, potenzialità espressive ed evocative, limiti, miraggi.
  • Il cinema senza immagini: poetiche del buio e confini dell’audiovisivo.
  • Il cinema rivolto agli ipoudenti: la pasoliniana “lingua scritta della realtà”, il cinema gestuale e ipericonico.
  • La disabilità causata dalle guerre: fra Visual, Disabilities e Trauma Studies.
  • La disabilità come modello espressivo per le avanguardie.
  • Disabilità e paradigmi della nuova medialità: multisensorialità e declino dello sguardo.
  • Disabilità e forme della cura.
  • Cinema e disabilità epocali, sintomatiche, immaginarie: isteria, autismo, sonnambulismo.

Modalità di presentazione dei saggi: accogliamo volentieri abstract (max 2500 caratteri) in italiano o in inglese, più 5 riferimenti bibliografici essenziali, 5 parole chiave e una biografia (max 5 righe). Le proposte dovranno essere inviate per e-mail a entrambe le curatrici (iperniola@uniroma3.it e barbara.grespi@unimi.it) entro il 30 maggio. I risultati della selezione saranno comunicati entro il 15 giugno, e i saggi completi (massimo 40.000 caratteri), scritti in italiano o in inglese, eventualmente accompagnati da un massimo di 8 immagini (jpg o png, 300 dpi, eventualmente già manipolate per la pubblicazione in bianco e nero), dovranno essere inviati entro il 15 ottobre 2023 per la revisione in double blind review.


Cinema, XR Media and Imaginaries of Disability

In recent years, growing attention has been paid to studies on physical and mental disability, both in the vast field of fictional cinema (cf. Chivers, S., and Markotić, N. eds., 2010, The Problem Body: Projecting Disability on Film. Columbus: Ohio State University Press), documentary (cf. Brylla C. and Huges H., eds., 2017, Documentary and Disability, London, Palgrave McMillan) and new media (Ellis, K. and Goggin, G., eds., 2015, Disability and the Media. London: Palgrave Macmillan).

The field of Disabilities Studies is therefore increasingly vast and complex, as much as to include not only investigations of the theme of disability in films, but also aesthetics capable of deriving a style from this condition, and finally the histories and theories of the connection between cinema and disability (stories of individuals working in the audiovisual sector and stories of cultural operations; theories of perceiving differently and theories of film aimed at differently percipient subjects).

However, especially in the Anglo-Saxon context, the study of niche and experimental productions has so far been privileged, while popular imaginary and genre cinema have received little attention. Moreover, disability has been treated since early cinema  especially in medical documentaries, characterized by attempts to “scientifically” describe cases, or militant documentaries, aimed at drawing the attention of a selected audience to forms of discrimination that are implicit or openly censored in the information channels (documenting for example the conditions of degradation in which people with mental disabilities are kept, or denouncing the actions of ‘annulment’ of disability carried out by the great dictatorships of the twentieth century, primarily Nazism).

The objective of this issue of ‘Imago’ is therefore twofold: firstly, it aims to broaden the analysis of audiovisual production to mainstream products, from national and international television seriality to genre cinema, from immersive media experiences that promise to make us experience disability with various forms of embodiment, to extended reality practice both narrative and rehabilitative. Secondly, the issue intends to redefine the territory of Disabilities Studies by indicating points of contact with different but parallel and often complementary strands, such as Trauma studies (for example with the case of war mutilated, or traumatized soldiers, documented in different forms and narrated in various ways by mainstream cinema). Sometimes these narratives assume disability as a symbolic motif, as in the case of Douglas Sirk’s Magnificent Obsession (1954) or Terence Young’s Wait until Dar (1967), built around characters suffering from mostly symbolic blindness. Of the same kind is Alfred Hitchock’s Rear Window (1954), Born on the Fourth July (1989) by Oliver Stone and Jacques Audiard’s De Rouille et d’Os (2012), just to mention the best-known titles. In other cases, the staging of disability leads to a transformation of the filmic language whose boundaries are experimented with, as in the case of deafness of Todd Haynes’s Wonderstruck (2017) or blindness in Derek Jarman’s Blue by (1993) but also of a 360 degrees film such as Notes on Blindness (VR, ARTE, 2016), which essentially attempts the translation of sight into hearing by working on the environmentalisation of the image.

These lines of research can be developed through various approaches and applied to different objects; the following is a non-exhaustive list open to any integration:

  • The representation of disability in certain periods or geographies of the history of fictional cinema: Hollywood, Italian cinema, genre cinema.
  • Scientific documentaries on the topic of mental and physical disability, from its origins to the present day: archives, funds, case studies.
  • Cinema for the visually impaired: audio-description, expressive and evocative potential, limits, mirages.
  • Cinema without images: poetics of darkness and audiovisual boundaries
  • Cinema aimed at the hearing-impaired: the Pasolinian “written language of reality”, gestural and hypericonic cinema.
  • Disability caused by wars: between Visual, Disabilities and Trauma Studies.
  • Disability as an expressive model for the avant-garde
  • Disability and paradigms of XRmediality: multisensoriality and the decline of the gaze.
  • Disability and forms of care
  • Cinema and epochal, symptomatic, imaginary disabilities: hysteria, autism, sleepwalking.

Procedure for submitting essays: we welcome abstracts (max 2500 characters) in Italian or English, plus 5 essential bibliographical references, 5 key words and a biography (max 5 lines). Proposals should be sent by email to both editors (iperniola@uniroma3.it and barbara.grespi@unimi.it) by May 30th. The results of the selection will be communicated by June 15th, and the complete essays (maximum 40,000 characters), written in Italian or English, possibly accompanied by a maximum of 8 images (jpg or png, 300 dpi, possibly already manipulated for publication in black and white), must be sent no later than 15th October 2023 for double blind review.

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