Ripensare la Guerra fredda cinematografica: lo scontro mondiale per i cuori e le menti

Cinema e Storia. Rivista di studi interdisciplinari
n. 1/2021 – a cura di Stefano Pisu, Francesco Pitassio, Maurizio Zinni
Scadenza: 15 febbraio 2020

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Redazione CUC2Written by:

The scope of this issue is to gather papers related to a decisive period in the development of audiovisual media in contemporary Europe: the 60’s and 70’s are linked with different patterns of economic growth and consumption across different countries, but nevertheless related to the diffusion of television and the new technologies in the record industry, from both the point of view of production and reproduction. Such changes determined the emergence of new forms of expression, media aggregation and consumption behaviors with respect to the past.

L’uscita nel 2010 del volume di Denise Youngblood e Tony Shaw Cinematic Cold War. The American and Soviet Struggle for Hearts and Minds (University Press of Kansas) ha segnato una svolta nella storiografia internazionale sulla declinazione cinematografica dell’antagonismo bipolare USA-URSS dalla fine degli anni ‘40 alla fine degli Ottanta del Novecento. Si tratta di uno studio di riferimento imprescindibile per chiunque si voglia accostare allo studio della guerra fredda dal punto di vista del ruolo dei media audiovisivi e più in generale dei prodotti culturali e artistici.

Il volume di Youngblood e Shaw ha avuto, inoltre, il merito di stimolare un approfondimento e una diversificazione delle ricerche nell’ambito della guerra fredda cinematografica, o comunque di aumentare e legittimare l’interesse per gli studi che proprio in quegli anni cominciavano ad essere condotti e pubblicati nel più vasto campo della guerra fredda culturale. Adottando approcci e metodologie differenti, queste ricerche hanno iniziato ad indagare (e stanno tuttora approfondendo) temi centrali nella vasta e articolata storia delle relazioni culturali internazionali nella seconda metà del Novecento.

Il fascicolo 2021 di “Cinema e Storia” parte proprio dalla rilevanza e centralità di questa nuova stagione di studi, sviluppatasi nell’ultimo decennio, che ha avuto il merito di ampliare e ripensare la categoria storiografica della “Cinematic Cold War”. Alcuni di questi ripensamenti derivano dalla stessa ridefinizione dei Cold War Studies sull’onda di lavori quali quelli di Odd Arne Westad (da The Global Cold War: Third World Interventions, Cambridge University Press, 2007, a The Cold War: A World History, Basic Books, 2017), che hanno messo in discussione (non senza suscitare domande o critiche) la centralità dello scacchiere europeo-atlantico nella contrapposizione USA-URSS, spostando il focus invece sul carattere globale di quel confronto e, di conseguenza, sulla necessità di considerare meglio gli altri teatri – in particolare, ma non solo, quelli interessati dai processi di decolonizzazione. Questo nuovo filone di studi ha permesso, quindi, un ripensamento degli orizzonti geografici, geopolitici e delle partizioni temporali di quella che appare sempre di più come una “lunga” e più vasta guerra fredda.

Lo stesso approccio metodologico è stato oggetto di una revisione critica alla luce proprio di queste acquisizioni nel campo della guerra fredda culturale. Nel volume di Shaw e Youngblood, l’approccio comparativo è soltanto parzialmente al centro dell’indagine e limitato all’analisi di alcuni film realizzati dalle due industrie su temi comuni. L’aspetto della concreta interazione e coesistenza, sebbene in un’ottica antagonistica e competitiva, di due sistemi di fatto alternativi dal punto di vista ideologico, organizzativo e produttivo, tende a rimanere fuori scena. Al contrario, negli ultimi anni sono aumentati gli studi che hanno posto al centro dell’attenzione le diverse forme di incontro e confronto, sebbene talvolta aspro, fra cinematografie – non necessariamente solo americana e sovietica – rappresentanti dei due macro-blocchi. Si tratta del passaggio da un approccio sostanzialmente comparativo a uno più vicino alla metodologia della histoire croisée o entangled history.

Infine, un ripensamento della guerra fredda cinematografica appare ancor più necessario se si chiama in causa un nodo centrale nella comprensione delle dinamiche sociali, politiche ed economiche di questo confronto: quello del pubblico e della ricezione. Su questo tema sono stati realizzati negli ultimi decenni alcuni lavori capaci di illuminare, sebbene ancora in maniera aurorale, un aspetto decisivo nello studio del prodotto cinematografico quale strumento rilevante nel confronto ideologico Est-Ovest.

Alla luce di questi presupposti, si invitano i ricercatori a proporre contributi che permettano di riconsiderare – in una prospettiva sia di breve che di lungo periodo – il ruolo del cinema all’interno del più complesso scenario della guerra fredda culturale come si è andato definendo negli ultimi anni. Alla dimensione prettamente documentaria e coeva del progetto, riferita all’arco temporale 1945-1991, si affianca poi quella riferita al post-guerra fredda, allo studio delle conseguenze di questo confronto al contempo ideologico, economico, culturale, dei suoi lasciti dal punto di vista materiale e memoriale. Proprio per questo, anche l’eredità della “Cinematic Cold War” sarà oggetto di attenzione.

Le proposte (300 parole circa), corredate da un breve profilo biografico, dovranno essere inviate all’indirizzo redazione@cinemaestoria.it entro e non oltre il 15 febbraio 2020. Tutti i saggi, sottoposti al meccanismo di double blind peer review, dovranno essere consegnati entro e non oltre il 31 agosto 2020. Il volume uscirà in una doppia versione: cartacea in italiano e on line in inglese.

Per richieste d’informazione o chiarimento si prega di scrivere a stefano.pisu@unica.it,  francesco.pitassio@uniud.it e maurizio.zinni@uniroma1.it.

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