70 anni in 7 canzoni

di Myriam Mereu

#TV70

Caterina MartinoWritten by:

La canzone spartiacque

L’ottava edizione del Festival di Sanremo va in onda sul Programma Nazionale dal 30 gennaio al 1° febbraio 1958. Dieci i brani in gara, tra cui uno destinato a entrare nell’immaginario popolare come simbolo di innovazione e italianità: Nel blu dipinto di blu. Scritta da Domenico Modugno insieme a Franco Migliacci e interpretata dallo stesso Modugno in coppia con Johnny Dorelli, la canzone rappresenta uno spartiacque nello scenario musicale italiano. Innovativa nella struttura, nel linguaggio, nell’arrangiamento, nella prossemica – le braccia di Modugno spalancate a mo’ di abbraccio – e certamente anche nell’interpretazione – primo brano della storia del festival a essere cantato dal suo autore –, Nel blu dipinto di blu è accolta dalla critica e dal pubblico del tempo come “rivoluzionaria”. Sono numerose le leggende sulla sua genesi e tanti gli aneddoti che hanno contribuito a fare di Volare – il titolo alternativo con cui la canzone è stata depositata alla SIAE – la canzone italiana più famosa e amata al mondo. Il suo successo è tale da segnare un’epoca e traghettare il Paese verso il boom economico che esploderà nel giro di pochi anni.

La canzone appesa al filo

«Mi auguro soltanto che sia rimasto un posticino anche per me e per le mie canzoni»: dopo gli applausi del pubblico, l’orchestra attacca le prime, inconfondibili note di Se telefonando. È sabato 28 maggio 1966 e sul Programma Nazionale va in onda Studio Uno, varietà scritto da Antonello Falqui e Guido Sacerdote. La canzone che esegue Mina, una delle più celebri del suo repertorio, è stata scritta da Maurizio Costanzo e Ghigo De Chiara, con musiche di Ennio Morricone. Parla di una storia d’amore stroncata sul nascere: un testo audace per l’epoca (poi nel buio d’improvviso le tue mani sulle mie), e infatti Costanzo deve smussarne alcune strofe per evitare polemiche e censure. Quella canzone sembra fatta apposta per la voce di Mina, che infatti la canterà anche nella sigla della trasmissione musicale Aria condizionata, in onda sul Secondo Canale nell’estate del ’66.

La “provocanzone”

È il 13 novembre 1971 quando a Canzonissima Raffaella Carrà esegue il Tuca tuca “in anteprima per l’Italia”, come dice lei stessa mentre presenta il ballo coreografato da Don Lurio. Mosse provocanti, sorriso seducente e abito in paillettes, uniti alle parole allusive del testo di Boncompagni e Pisano, sono gli ingredienti di un fenomeno pop che entrerà negli annali della tv italiana. Ma ancora più memorabile è la performance in coppia con Alberto Sordi, nell’ottava puntata del programma, che permette a Carrà di proporre questo stranissimo ballo ancora una volta, nonostante i dirigenti Rai l’abbiano censurato perché considerato troppo osé per la prima serata. Anni dopo, Madonna renderà omaggio a Raffaella Carrà e al Tuca tuca durante l’MDNA tour.

La canzone per cui la quale

L’edizione 1981 di Fantastico, storico varietà del sabato sera abbinato alla Lotteria Italia, inizia con un balletto, un volto – quello di Heather Parisi – e una canzone, Cicale, cantata in playback dalla showgirl. Il colore ha inondato il piccolo schermo da pochi anni e nella sigla del programma lo possiamo apprezzare in tutta la sua sfavillante vivacità: nei costumi, nelle luci, nella scenografia dello studio. Il testo, caratterizzato da una grammatica dadaista, è un tripudio di giochi di parole (cicale/ci cale, voce del verbo calere, ‘importare’) e rime baciate (giù/tu; chi lo sa/vola e va) incastonate in strofe sbilenche che rimarranno impresse nella memoria popolare e nelle playlist delle feste. La coreografia di Franco Miseria, che figura anche tra gli autori del brano, resterà una pietra miliare dell’epoca neotelevisiva.

La canzone oh yeah!

Il titolo Quelli che il calcio, programma sportivo della domenica ideato da Angelo Guglielmi e inizialmente condotto da Fabio Fazio, nasce da una canzone di Enzo Jannacci. Brano eponimo dell’album pubblicato nel 1975, Quelli che… ci presenta un campionario di personaggi, vizi, stereotipi e clichés che ci si può trovare dentro l’umanità intera, una specie di bestiario recitato in chiave swing, perfettamente duttile e modificabile ad libitum. La struttura del testo, infatti, si presta ad aggiunte e variazioni estemporanee, nuovi fraseggi e ispirazioni contingenti; allo stesso modo, Quelli che il calcio, in onda su RaiTre a partire dal 26 settembre 1993, fa dell’improvvisazione e della mescolanza di codici e generi i suoi vessilli e insieme i suoi punti di forza. Il racconto delle partite è affidato a voci fuori (dal) campo; le azioni e i gol sono commentati, come alla radio, mentre gli ospiti in studio trattano argomenti disparati, tra cui il calcio. Potrebbe essere un flop, e invece il programma avrà un successo strepitoso – oh yeah.

E se nasce una canzone poi

Il 16 gennaio 2001 va in onda la prima puntata de L’ottavo nano, storico programma satirico condotto da una Serena Dandini in stato di grazia – anche autrice del programma, insieme a Corrado Guzzanti. Per 10 puntate, la trasmissione, che secondo la rivista Wired è stata “l’ultima voce della satira italiana”, allieta i martedì sera di milioni di italiani sintonizzati sul secondo canale Rai. La politica e l’attualità sono filtrate attraverso il linguaggio arguto e sottile di una comicità che oggi non si trova più nelle reti generaliste e che in quel momento – un anno prima dell’editto bulgaro – si può permettere di prendere in giro Rutelli, Bossi e Berlusconi. La musica ha un peso importante, e infatti al successo della trasmissione contribuisce anche il pezzo di Corrado Guzzanti, Grande Raccordo Anulare, che mette in versi il “Tuttocittà” capitolino, parodiando, nella lingua e nello stile canoro, Roma capoccia di Antonello Venditti. Il ritornello – e se nasce una bambina poi / la chiameremo Roma – diventerà un vero e proprio tormentone, non solo in tv.

La canzone intermediale

Quella del 2021 è un’edizione anomala del Festival di Sanremo, la prima e unica senza pubblico a causa della pandemia da Covid-19. Trionfa il rock dei Måneskin, giovane band venuta alla ribalta durante l’undicesima edizione di “X Factor”; il brano Zitti e buoni desta molta curiosità e non poche polemiche, tra cui l’accusa di plagio sui social – altro terreno su cui l’audience sanremese si muove con agio. Certo è che i quattro furoreggiano sul palco dell’Ariston con la loro performance grintosa e quel ritornello – “sono fuori di testa / ma diversi da loro” – che conquista immediatamente tutti gli spazi performativi e mediali a disposizione (Eurovision Song Contest, YouTube, Spotify, TikTok). Sanremo è un trampolino di lancio che permette a Damiano & co. di farsi strada nella scena internazionale, fino ad aprire il concerto dei Rolling Stones a Las Vegas. Esempio perfetto di canzone inter/cross/transmediale (Soldani 2023), Zitti e buoni ci parla del conflitto tra generazioni e tra modi diversi di pensare e di intendere la musica, anche in rapporto alle pratiche di fruizione.

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