Immagini della fine. Visualizzare, testimoniare, ri-mediare la crisi ambientale

Volume a cura di Laura Cesaro e Giuseppe Previtali
Scadenza: 25 febbraio 2024

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Caterina MartinoWritten by:

Che quella che stiamo vivendo sia una situazione di crisi globale non sembra avere ormai bisogno di ulteriori conferme. La fortuna assunta nel dibattito pubblico, tanto a livello accademico quanto nel contesto mainstream, dal lemma ‘Antropocene’ (cui hanno fatto seguito una serie più o meno creativa di neologismi, dal plantationocene al wastocene, tutti coniati per sottolineare specifici aspetti o archeologie dimenticate di questo stato di cose) ne è soltanto la manifestazione più evidente. L’intersezione fra l’inasprimento delle contraddizioni del capitalismo avanzato e il mutamento profondo degli equilibri ambientali, a livello non soltanto climatico, ha evidenziato inequivocabilmente come il nostro sia un tempo di svolta, nel quale gli eventi interrogano da vicino il senso con il quale abitiamo i paesaggi, intesi anche come patrimoni, e i cambiamenti a cui questi sono predisposti.

Qualsiasi discorso che intenda interrogare questo insieme di questioni non può oggi che confrontarsi con la loro mediazione visiva. Tanto le forme assunte dall’iconosfera quanto i dispositivi e le infrastrutture che ne rendono possibile la produzione e la circolazione sono ormai un elemento chiave del dibattito. Allo stato attuale, la letteratura su queste tematiche è non a caso molto ampia, ma sembra ancora mancare uno studio sistematico capace di interrogare trasversalmente ambiti eterogenei (dall’arte visiva alle pratiche di intrattenimento, sino al ruolo dell’informazione e della sua visualizzazione nella definizione di agende politiche) e, al contempo, di riflettere criticamente sui processi di mediazione legati alla crisi ambientale (tanto nelle sue manifestazioni contemporanee quanto nelle sue genealogie).

Laddove in tempi meno recenti l’audiovisivo si mostrava supporto domestico per immortalare l’aneddoto (Cubitt, 2013) oggi che (come ha efficacemente sostenuto Timothy Morton) la natura iperoggettuale della crisi ambientale ne rende difficile la visualizzazione e dunque l’esperienza diretta, si è relegati a testimoniare senza apparente possibilità di azione le conseguenze di un rapporto predatorio con il pianeta, mentre i media si riducono a interfacce liminari tra spazio fisico e mediatico. Ieri come oggi i soggetti si trovano a vivere una situazione paradossale, un corto circuito in cui l’urgenza di parola e il desiderio di intervento si scontrano costantemente con una vera e propria frustrazione dell’immaginario, causando un’afasia immaginativa (Milstein, Castro-Sotomayor, 2020).

Lo stanno dimostrando tanto le pratiche di rimediazione dei traumi ambientali del passato, le pratiche visive dei movimenti di protesta per la giustizia climatica (Fridays For Future è solo un esempio fra i molti possibili di una collaborazione fruttuosa fra intervento politico e uso attivista dei social media), quanto i discorsi sulla realtà sui sistemi di intelligenza artificiale e sulle varie forme di realtà estesa (virtuale e aumentata), che – mettendo in primo piano la dimensione etica dello sguardo e la natura incarnata del nostro esperire il reale – aprono nuove possibilità per la sensibilizzazione del pubblico su tematiche ambientali.

Più in generale, sull’onda lunga delle Environmental Humanities, è l’intero immaginario culturale contemporaneo a doversi confrontare con le sfide della crisi ambientale, non solo censendo le diverse modalità attraverso cui i media la rendono pensabile e visualizzabile, ma anche prendendo in considerazione tanto le forme di ri-mediazione messe a disposizione dalle arti quanto le opportunità offerte dai linguaggi mediali per rispondere in modo proattivo alle contraddizioni del presente.

Il volume intende promuovere un punto di vista transdisciplinare sulle modalità con cui la crisi ambientale è stata rappresentata, viene vissuta e interiorizzata attraverso le immagini. Fra le possibili direzioni di indagine si segnalano:

  1. (pre-)immaginare la crisi: il cinema (catastrofico, ma non solo) come metafora di un rapporto alterato con l’ambiente, a livello globale e locale;
  2. genealogie visuali della crisi ambientali: uso di fonti filmiche, amatoriali e non, come forma di rimediazione di eventi catastrofici del passato;
  3. film, serie tv e videogiochi di fronte al cambiamento climatico;
  4. visualizzare la crisi: le immagini sintetiche, data visualization e il loro ruolo nell’economia della persuasione;
  5. il documentario come forma di testimonianza, dalla sua declinazione filmica alle più recenti incarnazioni immersive;
  6. intelligenza artificiale e realtà estesa: empatia e nuove forme di sensibilizzazione;
  7. i social media come dispositivi di attivismo partecipazione politica: Fridays for Future e oltre;
  8. l’educazione al paesaggio come ricerca di una nuova relazione estetica.

Le proposte di partecipazione al volume, composte da un abstract di ca. 2000 battute, una breve nota biografica (5-7 righe) e 3-5 parole chiave dovranno essere inviate a laura.cesaro@unive.it e giuseppe.previtali@unibg.it entro il 25 febbraio 2024.

Il volume sarà ospitato dalla collana Biblioteca/Cinema, media e studi culturali della casa editrice Meltemi e sarà sottoposto a doppio referaggio “in chiaro”.

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