New Woman e cinema muto in Europa: immagini, narrazioni e discorsi sociali

Imago. Studi di cinema e media
n. 26/2022 – a cura di Silvio Alovisio e Veronica Pravadelli
Scadenza: 10 maggio 2022

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Redazione CUC2Written by:

La New Woman di inizio Novecento è un fenomeno di importanza centrale per capire la modernità. La mole di studi prodotti negli ultimi decenni (Berger Woods, 2009) ha verificato, in particolare, la convergenza tra i nuovi scenari storico-sociali e la produzione culturale del periodo. In questo ambito, la donna moderna emerge come un’immagine dotata di tratti riconoscibili: è una giovane che spesso abbandona il luogo di origine per spostarsi in città a lavorare e che, lontana dalla famiglia, acquista un’indipendenza economica ed esistenziale mai raggiunta prima. In città non trova solo un lavoro, ma uno scenario sociale e culturale pulsante e in cui proliferano infinite forme di intrattenimento e opportunità di incontro (Peiss, 1986). La giovane donna moderna è lavoratrice e consumer al tempo stesso (Heilmann e Beetham, 2004), abita al pari dell’uomo lo spazio pubblico, sviluppa reti amicali con entrambi i sessi e beneficia di una nuova libertà sessuale. Ma la donna moderna ha anche un determinato look che rinnova l’abbigliamento, l’acconciatura, il trucco dell’epoca precedente, e ha un corpo decisamente più asciutto e atletico della donna ottocentesca. Si tratta di innovazioni radicali che restituiscono un’immagine di donna che fonde tratti femminili e maschili. Se la flapper sembra negoziare questi tratti nella direzione della femminilità (Pravadelli, 2011), figure di donna androgina e lesbica incarnano forme del dell’identità e del desiderio più trasgressive (Horak, 2016; Potter, 2021) e fluide (Dall’Asta et al., 2020). Vale forse la pena ricordare che per Walter Benjamin la lesbica rappresenta “l’eroina della modernità” (Benjamin, 1938).     

Benché tutte le forme della cultura visuale del tempo costruiscano e diffondano questa immagine (Conor, 2004; Zeitz, 2006), il cinema appare il medium più importante perché in grado non solo di mostrare la nuova immagine ma anche di raccontare storie di emancipazione.  Come medium visivo e narrativo ha maggiori strumenti per veicolare la nuova immagine e le rinnovate possibilità che la modernità apre alle donne. 

Il rapporto donna/modernità non si sviluppa solo attraverso le forme della rappresentazione filmica, ma anche grazie al ruolo primario del pubblico femminile che in quegli anni rappresenta la maggioranza dell’audience cinematografica. Concentrandosi sulla figura della spettatrice, gli studi di Miriam Hansen e Heide Schlüpmann, usciti quasi contemporaneamente, hanno dimostrato quanto il cinema abbia contribuito a rendere la donna moderna sia attraverso il moviegoing (Hansen, 1991) che attraverso forme di identificazione con un divo “femminilizzato” come Valentino (Hansen, 1991) e con le dive del cinema drammatico tedesco degli anni ’10 (Schlüpmann, 1990). Da questi studi fondativi si sono poi sviluppate ulteriori ricerche internazionali sulle spettatrici del muto e in particolare sulla centralità del fandom femminile (Studlar, 1996; Rabinoviz, 1998; Fuller, 2001; Stamp, 2010; Alovisio, 2008).

Questo dossier vuole indagare il fenomeno della donna moderna in relazione al cinema muto europeo. A partire dalle forme della rappresentazione – cui vorremmo dare un rilievo particolare – vogliamo costruire dei percorsi interpretativi su come il cinema europeo abbia partecipato alla narrazione di questo fenomeno. Se la “nuova visibilità” del mondo emersa con il medium cinema si è intrecciata alla “nuova visibilità” del soggetto femminile negli spazi della modernità, quali sono le forme di questo affascinante connubio, quali i vettori di significazione e le traiettorie discorsive che possiamo individuare? Il forte incremento, negli ultimi decenni, degli studi sulla donna e/nel cinema muto, documentato anche da dossier monografici di riviste (Maule, 2005; Russell, 2005; Hastie e Stamp, 2006; Duckett e Potter, 2015) e da volumi miscellanei  (Bean e Negra, 2002; Bull e Söderbergh-Widding, 2010; Dall’Asta et al., 2013; Quintana e Pons, 2020; Pravadelli, 2021)  ha coinvolto soprattutto i legami con i diversi contesti nazionali (Stead, 2016, per la Gran Bretagna; Attwood, 1993 per l’Unione Sovietica; Dall’Asta, 2009 per l’Italia). In particolare, il lavoro sulla donna moderna americana è stato più ampio e articolato (per esempio Staiger, 1995; Slide, 1996; Higashi, 2002; Mahar, 2006; Garrett Cooper, 2010; Dahlquist, 2013; Hallett, 2013; Wagner, 2018), anche, a nostro avviso, per la forza e l’impatto maggiori che esso ha avuto. Più recentemente, tuttavia, questa immagine è diventata un tropo privilegiato per un approccio globale e transnazionale allo studio del rapporto donna/modernità. The Modern Girl Around the World Research Group, per esempio, ha dimostrato che la New Woman come tipo sociale e rappresentazione visiva è stato un fenomeno globale e che la sua analisi richiede un approccio transnazionale (The Modern Girl Around the World Research Group, 2008). In questo Dossier vogliamo mettere a frutto questa ipotesi, riservando uno spazio particolare alla ricezione europea dell’immagine della donna moderna americana. Anche se su queste dinamiche globali e locali di ricezione, influenza e trasformazione culturali  esistono già contributi importanti sia sul cinema che sulle immagini (per es. Otto e Rocco, 2011; Levitina, 2020, sul cinema sovietico; Caccia, 2005 e Rossini, 2016 sull’immagine della donna americana nelle riviste e nelle illustrazioni d’epoca italiane) riteniamo che lo studio delle strategie di ricezione e ridefinizione dei modelli innovativi di femminilità nei diversi contesti cinematografici nazionali europei sia ancora in larga misura da approfondire in modo sistematico e realmente comparativo. 

Per proporre un articolo, accogliamo abstract (max 2500 battute) in lingua italiana o inglese, più 5 riferimenti bibliografici essenziali, 5 parole chiave e una biografia (max 5 righe). Le proposte vanno inviate via email ad entrambi i curatori (veronica.pravadelli@uniroma3.it e silvio.alovisio@unito.it) entro il 10 maggio 2022. I risultati della selezione saranno comunicati entro il 20 maggio, e i saggi completi (massimo 40.000 battute), redatti in lingua italiana o inglese, eventualmente corredati da un massimo di 8 immagini (jpg o png, 300 dpi, possibilmente già manipolate per la pubblicazione in bianco e nero), dovranno essere inviati entro e non oltre il 20 luglio 2022 per essere sottoposti a doppia revisione anonima. 

Call for Essays (ITA)

Call for Essays (ENG)

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