Ugo Tognazzi: Questa specie d’attore. Studi nel centenario della nascita

Convegno internazionale
organizzato da Archivio Ugo Tognazzi, Università di Pavia, Città di Cremona
in collaborazione con AIRSC e Consulta Universitaria del Cinema
Università degli Studi di Pavia
Pavia, 22-23 Marzo 2022

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Redazione CUC2Written by:

Il 23 marzo 2022 cade il centenario dalla nascita di Ugo Tognazzi, attore cremonese e protagonista di una lunga stagione del cinema italiano. L’occasione consente di fare il punto della situazione – alla luce di nuovi studi e ricerche, di nuove sensibilità e approcci – sulla sua figura attoriale e sulla sua ampia filmografia, in un arco temporale che abbraccia quattro decenni di storia del nostro cinema. 

I film degli esordi, negli anni Cinquanta, riprendono battute e situazioni farsesche o parodistiche tipiche dell’avanspettacolo e delle improvvisazioni della fortunata trasmissione televisiva Un due tre (1954-1959) ma sviluppano anche l’attitudine di Tognazzi al lavoro di coppia con diversi coprotagonisti, da Raimondo Vianello a Walter Chiari. La popolarità crescente contribuisce all’incremento degli incassi che gli aprono nuove possibilità con Il federale (di Luciano Salce, 1961), in cui propone un personaggio a tutto tondo. Il “tipo” incarnato da Tognazzi ha caratteristiche inedite nella commedia italiana: settentrionale e lavoratore, terragno e crapulone, è un uomo di mezza età «con un solido curriculum professionale alle spalle e un non meno robusto bagaglio di conformismi pregiudizi, boria filistea» (Vittorio Spinazzola). Diretto dai maestri della commedia italiana, l’attore riesce film dopo film a scolpire il proprio archetipo di “mostro”, restituendone anche gli aspetti più grotteschi (in particolare con Marco Ferreri): Tognazzi attraversa apparentemente senza imbarazzi le situazioni più scabrose, sostando con «implacabile coerenza» in bilico «tra coscienza e incoscienza, tra sincerità e cinismo» (Ugo Casiraghi). In tal modo facilita il passaggio da un Paese arretrato sotto il profilo del costume e della morale sessuale, tenacemente attaccato alle istituzioni tradizionali (la chiesa e la famiglia su tutte), a un orizzonte sociale caotico e disinibito, di cui talvolta è parte e talaltra è osservatore o giudice. La coerenza dell’attore è espressa dalla sua «maschera di gesso», un’attitudine a lavorare nella costruzione dei personaggi «con pochi, essenziali movimenti mimici ed ancora più rari tratti gestuali» che gli consentono di stare «al di qua del travestimento» e di dare corpo ad «anti-eroi senza risarcimento nella contraffazione trionfante, anonimi e tragicamente impassibili nella sarabanda ridicola dell’esistenza» (Maurizio Grande). Così Tognazzi orienta le sue prestazioni attoriali in rapporto al variare del cinema: da La voglia matta (di Luciano Salce) negli anni Sessanta al decennio successivo, che lo vede all’opera nei suoi ruoli più impegnati, fino alle commedie più crepuscolari, pervase da un senso del disfacimento e della fine che si esprime come eccesso (La Grande Bouffe, di Marco Ferreri, 1973) o come estraneità alla Storia (La tragedia di un uomo ridicolo, di Bernardo Bertolucci, 1981).    

Tognazzi è però anche altro: fuori dal set l’attore è protagonista delle cronache mondane per le sue vicende sentimentali, che lo portano a dar vita a una famiglia allargata; per la sua esuberanza relazionale, per le apparizioni televisive; in una parola per la presenza nel discorso pubblico che merita di essere anch’essa indagata. 

A debita distanza, la modernità di Ugo Tognazzi come attore e come personaggio può finalmente essere portata in piena luce.  

Il convegno si svolgerà presso l’Università degli Studi di Pavia – sede di Cremona nei giorni 22 e 23 marzo 2022 in presenza e online. 

Comitato scientifico: Alberto Anile (Centro Sperimentale Cinematografia); Giulia Carluccio (Università degli Studi di Torino); Jean Gili (Université Paris 1); Giacomo Manzoli (Università degli Studi di Bologna); Francesco Pitassio (Università degli Studi di Udine); Gabriele Rigola (Università degli Studi di Genova); Federica Villa (Università degli Studi di Pavia).

Programma

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