Il sé riflesso. Immagini, narrazioni, tecnologie e altre forme contemporanee di autorappresentazione

Giornata di studi
▸ Istituto Universitario Salesiano Venezia
Venezia, 11 giugno 2022

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Redazione CUC2Written by:

Nel vasto panorama mediale contemporaneo assistiamo ad una crescente produzione autoritrattistica che assume forme eterogenee e contorni sfumati: scritture del sé, blog, video diari e video lettere, self portrait film, fino alle variegate pratiche digitali contemporanee (profili social network, stories, time-lapse self-portraits, etc). Tra queste, l’autoritratto fotografico è spesso considerato il mezzo ideale per ricercare la propria personalità o per affermare la propria presenza, ma è anche indagine sul tempo, sulla memoria e sulla morte. È esplorazione, scoperta lacaniana della propria immagine, e talvolta configurazione che produce un corto-circuito poiché il soggetto fotografato coincide con l’autore stesso. 

In seno alle ricerche promosse dal “Centro Studi Self Media Lab | Scritture, Performance, Tecnologie del Sé” attivo presso la sede dell’Università di Pavia e diretto da Federica Villa, negli anni sono state messe a fuoco un insieme di tematiche che hanno contribuito ad approfondire alcuni nodi teorici sul tema. I lavori condotti all’interno del gruppo di studiosi hanno saputo inoltre individuare specifiche linee di ricerca. Oggi, ad esempio, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione emergono altre tendenze all’autorappresentazione, rintracciabili soprattutto in rete. La crescente miniaturizzazione dei dispositivi di ripresa mobili facilitano l’autoritratto per frammenti e appunti, come nella pratica dei film de poche e dei selfie. Così, gran parte di queste autorappresentazioni sono costruite attorno al primo piano del soggetto inquadrato, secondo una logica che Rosalind Krauss ha definito “estetica del narcisismo”. Queste forme di esternalizzazione fanno sempre più ricorso a tecnologie mediali come App, videocamere portatili ed indossabili, dispositivi di auto-monitoraggio, etc. Self-technologies costitutivamente legate all’esistenza dei data che permettono di quantificare le nostre esistenze (Lupton) e di conoscerci meglio attraverso i numeri, ma che s’intrecciano, altresì, con le dinamiche di un’economia estrattiva e post-capitalista, della dataveillance, della biopolitica (Foucault) e della psicopolitica (Han). Persone e dati sono intrecciati in un vincolo costitutivo, in una relazione simbiotica che richiede un’indagine più ampia. Quale potere giocano gli algoritmi in questa relazione uomo-dati? 

L’immagine cinematografica, dal canto suo, ci aveva già ampiamente dimostrato che il soggetto che si autorappresenta è instabile, in divenire, in continua trasformazione e per questo motivo, tra le prassi fondanti la retorica dell’autoritratto ci sarebbero montaggio, discontinuità e frammentarietà, come evidenziato da Bellour. A tal proposito anche Epstein ci ha ricordato che “l’individualità è un complesso mobile”, insistendo sull’instabilità e sulla necessità che “ognuno deve, più o meno consapevolmente, scegliersi e costruirsi”. Allo stesso modo, in ambito filosofico, Nietzsche aveva descritto il soggetto come una X che rotola via da se stessa, un nome che diamo ad una configurazione mutevole di stati d’animo e istinti. Nulla, quindi, è più incerto dell’esistenza del sé. I contributi delle neuroscienze sembrano andare proprio in questa direzione, descrivendo il soggetto come una conformazione mutevole di impermanenze, dove le uniche costanti sono le funzioni base dell’organismo (Damasio).

Il dibattito teorico sulle istanze connesse all’autorappresentazione è molto vasto anche nei settori della psicologia e della psicanalisi, evidentemente per le molteplici sfumature e declinazioni che il tema porta con sé. L’autoritratto implica questioni che concernono la natura profonda dell’individuo, la sua psiche, l’identità, le dichiarazioni dei corpi e la loro urgenza politica, i processi di soggettivazione, etc. Proprio su questo piano, inoltre, le prassi eterogenee dell’autoritrattistica sembrano mettere in tensione diverse componenti, instaurando dinamiche di senso tra il soggetto, il volto/corpo ritratto, gli sguardi messi in campo e lo spettatore, per limitarci alle più evidenti.

Cosa accade, dunque, quando un soggetto si autoritrae? Come si instaura questa relazione tra sé e sé? Che tipo di immagine si produce? E cosa accade a chi guarda quella immagine? Perché l’autoritratto mette in atto una possibilità di riconoscimento, non solo per l’autore ma anche per gli altri, che possono ritrovare in esso qualcosa di autentico? Se Jean-Luc Nancy parlava della “presenza di un’assenza” che rende il ritratto l’apoteosi dell’immagine, è possibile intendere allo stesso modo l’autoritratto?

Comitato scientifico:

Cristiano Dalpozzo, c.dalpozzo@iusve.it
Federica Negri, f.negri@iusve.it
Arianna Novaga, a.novaga@iusve.it

La giornata di studi si inserisce all’interno del progetto Z. Autoritratti di una generazione, organizzato dall’Area di Comunicazione ed Educazione dell’Università IUSVE di Venezia e Verona, e si terrà Sabato 11 Giugno 2022 presso il Museo del ‘900 – M9 di Mestre, Via Giovanni Pascoli 11, 30171 Venezia VE.

Programma

 

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