Cinema italiano postcoloniale

Cinema e Storia. Rivista di studi interdisciplinari
n. 2024 – a cura di Luca Caminati, Valeria Deplano, Damiano Garofalo e Luca Peretti
Scadenza: 14 febbraio 2023

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Gabriele LandriniWritten by:

[English version below]

L’espansionismo italiano, nella sua forma coloniale e imperiale, ha accompagnato la storia dell’Italia unita dall’Ottocento sino ai primi anni della Repubblica, e ha interessato alcune aree del Nord Africa, dell’Africa orientale, dei Balcani e del Mediterraneo. Nel corso di questi decenni (e oltre) il colonialismo ha contribuito in vari modi – anche attraverso il cinema e gli audiovisivi – alla formazione culturale delle italiane e degli italiani (e di chi veniva colonizzato). Nell’immediato dopoguerra, il governo, la classe politica e dirigente, la stampa e gruppi d’interesse (economici, ma anche di reduci e nostalgici) contribuirono a creare una retorica parziale e in buona parte positiva dell’esperienza coloniale italiana in Africa. L’elaborazione del discorso sul colonialismo agì su un duplice piano: da una parte il colonialismo fu associato al fascismo, e quindi criticato per quelle sue parti immediatamente riconducibili al regime, pur senza che questo si risolvesse in una condanna dei crimini e brutalità compiute negli anni Venti e Trenta; dall’altro fu recuperata l’esperienza liberale, presentata come positiva ed epurata da ogni tratto di violenza sistemica o legata a eventi specifici. In questo contesto fu recuperato e riarticolato il tema dell’espansionismo “proletario”, in cui gli italiani erano descritti non come colonizzatori ma come migranti e lavoratori.

In parallelo a una mancata rielaborazione critica e collettiva dell’esperienza coloniale, a partire dagli anni Cinquanta e poi più intensamente negli anni Sessanta si sviluppano anche in Italia fenomeni di solidarietà internazionalista verso i movimenti per la decolonizzazione. Questi trovano nel cinema il loro esito più noto ne La battaglia di Algeri (Gillo Pontecorvo, 1966), film di produzione italo-algerina che è stato visto, discusso e utilizzato da molti popoli e gruppi terzomondisti e internazionalisti (dalle Pantere Nere ai militanti palestinesi). Negli anni successivi, diversi altri film, sia di fiction che documentari, hanno trattato questioni coloniali e, più in generale, hanno espresso interesse, se non vera e propria affinità politica, per fenomeni di solidarietà terzomondista. Si pensi, a titolo di esempio, a I dannati della terra (Valentino Orsini, 1969), ispirato all’omonima opera di Frantz Fanon, oppure a Sierra Maestra (Ansano Giannarelli 1969). Bisognerà, tuttavia, aspettare gli anni Ottanta affinché un kolossal di produzione libico-statunitense, e pressoché sconosciuto in Italia, come Il leone del deserto (Akkad, 1981), tratti per la prima volta in modo diretto il problema del colonialismo italiano. Tracce dei passati coloniali si possono trovare in molti altri film degli ultimi anni, da commedie come La vita è bella (Roberto Benigni, 1997) e Tolo Tolo (Checco Zalone, 2020), passando per film industriali girati nelle ex colonie, fino a film più sperimentali e d’avanguardia che mettono apertamente in discussione le pratiche coloniali sotto forma di critica politica.

Questo numero di Cinema e Storia. Rivista di Studi interdisciplinari (2024) affronta la categoria di “cinema italiano postcoloniale” da molteplici punti di vista. Se, infatti, il cinema italiano coloniale e imperiale di epoca fascista è stato variamente analizzato e discusso dalla storiografia italiana e internazionale (si pensi per esempio agli studi di Ruth Ben Ghiat), ancora relativamente poco è stato fatto sui film italiani del dopoguerra che hanno affrontato tematiche connesse al colonialismo e al post-colonialismo (si vedano, in particolare, i lavori di Leonardo De Franceschi). Ci sembra invece il momento giusto per avviare una riflessione interdisciplinare su questo tema, muovendosi sul terreno tracciato da convegni e studi internazionali per provare a mappare un territorio in parte inesplorato, in parte non sistematizzato.

Sollecitiamo dunque proposte che si sviluppino su tre logiche di ricerca:

  1. Interventi su cinema e audiovisivi che abbiano una diretta o indiretta connessione con il colonialismo, la decolonizzazione, e l’attuale condizione postcoloniale generate dall’espansionismo italiano;
  2. Incursioni nel cinema anticoloniale e di solidarietà terzomondista e internazionalista;
  3. Contributi teorici e metodologici che discutano queste categorie e nozioni in relazione al cinema italiano del passato o del presente.

Nei primi due casi, siamo interessati sia agli aspetti estetici e politici dei film discussi, sia a quelli produttivi, distributivi, relativi alle audience e ai discorsi che si creano intorno a queste opere (discorsi critici ma anche politici).

Le proposte (200 parole circa, in italiano o inglese), corredate da un breve profilo biografico, dovranno essere inviate all’indirizzo rivistacinemaestoria@gmail.com entro e non oltre il 14 febbraio 2023. La curatrice e i curatori, di concerto con la redazione, opereranno una selezione delle proposte entro fine febbraio. I saggi che saranno accettati non dovranno superare le 35mila battute e dovranno essere consegnati entro e non oltre fine giugno 2023.


Postcolonial Italian Cinema

Italy’s expansionism, in its colonial and imperialistic form, accompanied the history of Italy from the 19th century to the first years of the Republic, and extended into parts of East and North Africa, the Balkans and the Mediterranean Sea. In the course of these decades (and beyond), colonialism contributed in different ways, including through cinema and audio-visual medias, to the cultural formations of Italians – and of those who were colonised. In the immediate post-war, the governments, the ruling class, the press and interest groups (economic ones but also veterans and nostalgic people) contributed to the creation of a partial rhetoric which saw the colonial experience in Africa as largely positive. The elaboration of the discourse on colonialism acted on two different grounds: on the one hand, it was associated with the Fascism, and critiqued for what could be directly associated to the Regime, albeit without questioning the crimes and brutality carried out in the twenties and thirties; on the other hand, the pre-Fascist colonial experience was recuperated, presented as positive and purged of any traits of systemic violence and specific events. In this context, the theme of “proletariat” expansionism – which saw Italians as migrants and workers – was recuperated and rearticulated.

However, as a collective reworking of the colonial experience was not taking place, from the 1950s and then more intensively in the 1960s a strong internationalist solidarity toward decolonizing movements developed in Italy. In cinema, this had its most famous outcome in the film The Battle of Algiers (Pontecorvo, 1966), an Italian-Algerian film seen and discussed by revolutionary and Third-Worldist organizations, from the Black Panthers to Palestinian militants.

Several other films of the time, whether fictional (like I dannati della terra, Orsini 1969, inspired by Frantz Fanon’s The Wretched of the Earth) or non-fiction (Notes Towards an African Orestes, Pasolini, 1970) tackled colonial issues, and expressed interest if not political affinities with Third-Worldist causes. However, only as late as 1981 a rarely seen colossal, Lion of the Desert (Akkad), openly spoke of the Italian empire. Traces of past colonialism, Italian or not, can be found in several other films of the past 75 years, from an internationally acclaimed movie like Life Is Beautiful (Roberto Benigni, 1997) to a domestic box-office hit such as Tolo tolo (Checco Zalone, 2020), and from corporate and sponsored films shot in former colonies to experimental films that openly discuss colonial practices.

This issue of Cinema e Storia. Rivista di Studi interdisciplinari (2024) will discuss Postcolonial Italian Cinema from its multiple points of view. While Italian colonial and empire cinema, thanks to the works of Ruth Ben Ghiat and others, has finally been analysed and discussed, still relatively little has been written on post-war films that dealt with colonialism, with the exception of a few scholars and works (such as those by Leonardo De Franceschi). We think it is the right time to start an interdisciplinary reflection on this issue, building on work already done in conferences and international scholarship, in order to try to map out a partially-unexplored and partially unorganized territory.

We therefore encourage proposals following the following lines of research:

  1. Papers on cinema and audiovisual media which have a direct or indirect connection with colonialism, decolonisation, and the contemporary postcolonial condition generated by Italian expansionism;
  2. Papers on anticolonial, Third-Worldist and internationalist cinema;
  3. Theoretical and methodological contributions which discuss these categories and notions in relation to past or present Italian cinema.

In the first two cases, we are interested both in the aesthetic and political aspects of the films discussed, as well as in production, distribution, audiences and reception, and the discourses around those films (political discourses but also those pertaining to film criticism).

Please send a 200-word abstract in English or Italian and a short biographical note to rivistacinemaestoria@gmail.com by 14 February 2023. Notifications of acceptance will be emailed no later than the end of February 2023. If the proposal is accepted, a 6,000-7,000-word essay must be submitted by the end of June 2023, when it will be submitted to a double-blind peer review.

Call for Papers

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