Found Footage Experience. Pratiche del riuso cinematografico e forme del contemporaneo

Imago. Studi di cinema e media
n. 24 – edited by Rossella Catanese e Giacomo Ravesi

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Redazione CUC2Written by:

Nella cultura visuale contemporanea la polisemia del linguaggio cinematografico trova una sua manifestazione emblematica nei diversi paradigmi del riutilizzo delle immagini, che ne contestualizza e ricolloca le funzionalità in nuove formule interpretative. La pratica del found footage consiste nella prassi cinematografica, videografica e artistica di appropriazione, rielaborazione e ri-montaggio di immagini preesistenti recuperate da archivi mediali eterogenei: dalla fotografia al repertorio filmico, dall’home-movie alla documentazione televisiva, alla rete.

Attrattiva della cultura postmoderna come forma di riciclaggio, riuso e combinazione di materiali diversi recuperati da un passato interpretato come un grande serbatoio di immaginari, il found footage mantiene vivo il suo interesse anche nelle traiettorie epistemologiche del cosiddetto “nuovo realismo,” dove emerge una «società della registrazione» (Ferraris 2011) in cui tutto deve lasciar traccia ed essere archiviato. Del resto, il pensiero decostruzionista ha dimostrato come l’eredità debba intendersi non come un dato ma sempre come un compito, poiché anche l’archiviazione risponde a delle istanze di regolamento: conservare dei documenti significa imporre un ordine e istituire un controllo attraverso dei dispositivi di salvaguardia e catalogazione.

Allo stesso tempo, le pratiche di consumo audiovisivo sono divenute nella nostra contemporaneità forme di ricezione complesse e composite che riscrivono l’esperienza spettatoriale e gli usi e le abitudini di accessibilità, disponibilità e relazione con i film e le opere audiovisive. La storia del cinema si configura come «giacimento visivo» (Bertozzi 2012) all’origine dell’elaborazione di nuove scritture formali e processi metaforici. Manipolando le immagini e intervenendo sulla linearità e il fluire dell’opera, il fruitore-utente intrattiene nuovi rapporti estetici, sociali e psichici con le immagini (Mulvey 2006). Similarmente nell’ambito delle arti visive la nozione di archivio ricalca le sembianze di una forma-catalogo di arti e media differenti, in cui la logica della «post-produzione» (Bourriaud 2004) si eleva a formula rappresentativa di molte delle opere d’arte prodotte dagli anni Ottanta ad oggi.

Nel panorama artistico e mediale contemporaneo il found footage assume, pertanto, le caratteristiche di un’esperienza artistica e mediale pervasiva e interdisciplinare: forma significativa di una trasformazione epistemica nei confronti della nozione di opera d’arte, d’autore e di spettatore, che sembra caricarsi di una valenza teorica sempre maggiore, anche in virtù delle sue numerose applicazioni. Le pratiche contemporanee del riuso cinematografico coinvolgono, infatti, spazi e pubblici differenti, contaminando e «ri-locando» (Casetti 2012) vicendevolmente intrattenimento e cultura popolare, avanguardia e mainstream: dal museo all’arte pubblica, dal web allo spazio urbano, dal concerto al rave-party, dalla contro-cultura alle sub-culture. Inoltre, tali pratiche integrano simultaneamente tecnologie e linguaggi innovativi e utilizzano spesso tecniche e pratiche audiovisive molteplici: dal lavoro di montaggio analogico delle pellicole alla computer grafica, dal film-saggio al video-essay, dalla realtà virtuale al Vjing.

Questo dossier di «Imago. Studi di cinema e media» vuole indagare tali orizzonti espressivi combinando approcci teorici, storici e culturalisti che sappiano restituire la funzione di ricerca e ampliamento sensoriale e cognitivo che il riuso creativo del cinema d’archivio attiva agendo sui processi di risemantizzazione e intensificazione delle immagini ed evocando uno scenario  audiovisivo composito, spesso altamente spettacolare e performativo. Perfettamente integrate con le sensibilità e gli sviluppi più recenti del sistema dei media, le esperienze di found footage riformulano completamente, sia a livello tecnologico, sia estetico, le nozioni di creazione e fruizione audiovisiva, prediligendo una forma “espansa”, interdisciplinare e ambientale: testimonianza eloquente di una sensibilità audiovisiva in completo rinnovamento.

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