Nel delicato passaggio dal fascismo alla Repubblica, dalle strutture del Codice Rocco ai principi della nuova Costituzione, si consumò una feroce battaglia finalizzata a stabilire cosa fosse lecito vedere e cosa no. Nelle Camere del Parlamento, nelle aule dei tribunali, negli uffici delle più alte gerarchie ecclesiastiche, si passavano le giornate a studiare forme di censura per la temuta «stampa immorale», cioè le riviste illustrate che contenevano foto di giovani donne nude più o meno svestite.
Contro ogni ragionevole previsione i moralisti persero la loro battaglia e le edicole italiane, alla metà degli anni Cinquanta, vennero inondate da una serie di pubblicazioni scollacciate che mutarono profondamente la legislazione in materia di buon costume. Grazie a quel mutamento epocale il cinema degli anni sessanta poté sbracarsi liberamente mentre l’editoria degli anni settanta poté aprirsi all’hardcore.
Il libro ricostruisce quella peculiare vicenda attraverso materiali d’archivio, atti parlamentari e una fitta letteratura giuridica.