Cornice

Fata Morgana. Quadrimestrale di cinema e visioni
n. 39/2019

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Redazione CUC2Written by:

È in libreria il numero 39 di “Fata Morgana”, dedicato al tema “Cornice” e aperto da una conversazione con Peter Greenaway curata da Laura Busetta e Alessia Cervini.

“A quanto so, fui io il primo a estrarre il quadro dalla cornice ponendolo in rilievo rispetto ad essa invece di inserirlo in essa. Avevo osservato che un quadro senza cornice funziona meglio di un quadro incorniciato”.  Si pu  partire da questa breve osservazione di Piet Mondrian per mostrare come la cornice, da oggetto concreto, intimamente legato all’esistenza di un quadro, si trasformi in problema di ordine teorico, nella riflessione estetica e nella critica d’arte, proprio all’inizio del Novecento, quando cioè, essa viene destituita della sua funzione e della sua centralità in pittura.  

Risale al 1902 un saggio di Georg Simmel, La cornice del quadro. Un saggio estetico, che riconosce alla cornice la dignità di problema filosofico e la interroga a partire da temi prettamente estetici: la questione del limite, per esempio, e la separazione che l’esistenza della cornice segna fra l’opera e il mondo che la circonda, in quanto garanzia di artisticità della prima. In virtù della separazione di cui è garanzia, la cornice si fa portatrice di una essenziale capacità sintetica, che consiste nella connessione interna degli elementi che compongono l’opera. Così intesa, la cornice è il gesto di cesura che consente di opporre la concretezza del mondo reale all’irrealtà dell’immagine artistica. Allo stesso modo, per , la cornice è il luogo in cui si mostra la contiguità fra l’oggetto artistico e l’ambiente in cui esso è collocato: ragione questa per cui alla cornice è stata riconosciuta, in più di una occasione, una natura ibrida e anfibia.

Giano Bifronte, proprio come il cinema, la cornice permette di individuare una lunga serie di questioni che è scopo di questo numero sondare. Una ipotesi, tra le altre, che il numero intende affrontare è infatti che, proprio in coincidenza della perdita della sua centralità in pittura, la cornice divenga una questione centrale per l’allora nascente arte cinematografica, riproponendosi in termini nuovi e intrecciandosi a problemi relativi alla costruzione dell’inquadratura e della composizione filmica. Non a caso, forse, Rudolf Arnheim, autore di un importante volume, Film come arte (scritto nel corso di un decennio, fra il 1930 e il 1940), ha ricondotto all’esistenza della cornice, in differenti forme artistiche, essenziali questioni di ordine percettivo: la relazione fra centro e periferia dell’immagine, così come quella fra figura e sfondo. La presenza – proprio come la sparizione – dell’elemento cornice richiama l’attenzione su un altro elemento essenziale alla comprensione di tutti i fenomeni artistici e della loro fruizione: lo spettatore, al cui sguardo è affidata la riuscita del funzionamento complessivo dell’opera.

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