La cultura della lettera. La corrispondenza come forma e pratica di critica cinematografica

Cinergie. Il cinema e le altre arti
n. 15/2019 – a cura di Michele Guerra e Sara Martin

RIVISTE

Redazione CUC2Written by:

La storia della critica cinematografica italiana è ricca di lettere importanti, che hanno orientato discussioni, segnato fratture, inaugurato nuove avventure, marcato differenze e ritardi culturali tra i dibattiti nazionali e internazionali sul cinema. Si può dire che sia esistita una “critica epistolare” che ha scommesso sul cambio del registro istituzionale e sulla dissimulazione della funzione critica tradizionale per tentare di scuotere e per l’appunto “mettere in crisi”, con buona regolarità, linee culturali e programmi istituzionali che gli apparati critici andavano costruendo. Nella gran parte dei casi si è trattato di interventi per così dire “d’autore”, ma non sono mancati esempi di azioni “dal basso”, di semplici lettori o di non addetti ai lavori. Se si vuole pertanto studiare questa critica epistolare, se si vuole ripensare la “cultura della lettera” anche in campo cinematografico, bisognerà tenere conto di una pratica, in molti casi autoanalitica, che ha caratterizzato l’agire dell’intellighenzia critica italiana e non solo, ma anche del fondamentale apporto delle comunità dei lettori, che avevano il loro spazio di dialogo, la loro opportunità di intervenire sulle discussioni, sulle fratture, sulle differenze e sui ritardi.

Ogni periodico ha vissuto con intensità il rapporto epistolare con i lettori, perché come diceva Walter Benjamin “recensire è un’arte sociale”, che presuppone una società che risponde, che partecipa, che dà importanza all’azione critica assumendone a sua volta la posa e sentendosi investita della medesima funzione. La storia delle riviste e soprattutto dei loro lettori è passata troppo poco per lo studio delle corrispondenze e per una lateralizzazione dei contenuti maggiori a vantaggio delle zone più antropologicamente vitali del dibattito. La lettera penetra e scardina, instaura un rapporto diverso e irriducibile alle politiche redazionali, è una faglia che riapre meccanismi relazionali perfezionati di numero in numero. Che sia un critico eminente, un politico, un membro o compagno di redazione, un regista, un produttore, oppure un uomo o una donna dal nome sconosciuto, che sia posta in primo piano, o relegata nei confini più tradizionali della corrispondenza, la critica epistolare rappresenta un’esperienza di enorme valore che invita ad uno studio interdisciplinare utile a comprendere lo statuto sociale delle istituzioni critiche italiane e in taluni casi anche le forme di relazione più o meno diplomatica a livello interno ed esterno.

Entro il cantiere di studi che da anni ha visto crescere l’interesse per le corrispondenze private, questo Speciale del numero 15 di Cinergie si concentra da una parte sulla corrispondenza pubblica, sulle sue forme, sulla sua funzione e sulla sua capacità di contaminare gli orizzonti della discussione critica e di modellare le comunità che hanno di fatto tenuto vive le riviste (lettori e redazioni insieme); dall’altra, torna sulla necessità di studiare gli archivi dei critici, di avviare quella che ci piace chiamare la storia privata della critica cinematografica italiana, storia che intrattiene un rapporto osmotico con le funzioni delle comunità periodiche che hanno costruito a livello nazionale un’idea composita e interclassista di cinema per molti decenni.

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