Representations of care. Invecchiamento, anziani e accudimento nel cinema italiano del Dopoguerra

Giornata di studi
a cura di Barbara Da Roit, Marco Dalla Gassa, Enrico Biasin e Deborah Toschi
  Università Ca’ Foscari Venezia
Venezia, 5 dicembre 2022

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Redazione CUCWritten by:

Il Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale Meanings of Care – coordinato dalla prof.ssa Barbara Da Roit del Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari Venezia – si propone di investigare le trasformazioni della cura delle persone anziane in Italia nel corso del Novecento, utilizzando, quale ausilio epistemologico imprescindibile, anche le testimonianze audiovisive forniteci dal grande schermo a partire dalla fine della seconda guerra mondiale.

La presente Call for papers intende quindi richiamare l’attenzione sulle modalità attraverso le quali il cinema italiano del Dopoguerra ha trattato il tema della cura, auspicando l’analisi dell’invecchiamento in relazione agli apporti sussidiari forniti da istituzioni di natura formale e informale.

La definizione di cura consegnataci da Joan Tronto all’inizio degli anni Novanta – quale dispositivo di accudimento materiale da porre in atto nei confronti di soggetti le cui situazioni esistenziali necessitino di riparazioni contingenti e risolutorie – è stata il punto di partenza per provare a considerare i processi e i meccanismi che sostanziano questa pratica di aiuto e di accudimento in termini senz’altro relazionali, concreti e contestuali.

Secondo questa impronta di ricerca, il cinema nazionale del periodo considerato ha funzionato da eccezionale forma di rappresentazione per sondare la disposizione della cura nelle sue implicazioni storiche, sociali e culturali. Seguendo infatti il profilo cronologico che dall’immediata cessazione del conflitto ha condotto il Paese verso il boom economico e la fase del riflusso, sino agli anni Ottanta e Novanta, è stato possibile diagnosticare alcune caratteristiche essenziali dell’approvigionamento della cura a vantaggio delle generazioni più anziane.
Il primo dato significativo – registrato sintomaticamente anche dall’istituzione cinematografica – è la strutturale fluidità dei processi di cura operanti in Italia proprio a partire dalla ricostruzione. Il cinema conterraneo smentisce la convinzione generale secondo cui fra cura formale e cura informale vi sarebbe stata, nell’evoluzione dello stato sociale italiano, una rigida separazione. Non solo i due tipi di accudimento verso gli anziani si sono completati a vicenda; ma la stessa cura informale – principalmente illustrata dal cinema nell’ambito del gruppo familiare e spesso considerata come investita, da sempre, di una certo grado di sofisticazione – è in realtà una sorta di sottoprodotto di quella formale.

Il secondo punto d’interesse è direttamente collegato alla natura problematica dei rapporti tra le due realtà di cura appena citate. A più riprese e per mezzo di alterne angolazioni, il cinema italiano moderno pone in essere degli autentici arcaismi e anacronismi. Sul piano della raffigurazione dei luoghi della cura, a parte il segmento temporale immediatamente successivo al miracolo economico e alla riforma ospedaliera del 1968, le strutture di assistenza per gli anziani assumono delle connotazioni storicamente antiquate e formalmente spurie. Sul terreno diretto delle relazioni sociali, il ruolo vincente è senz’altro conferito alla cura informale e familiare, ache se quest’ultima, nella maggioranza dei casi, appare essere complicata, conflittuale e disfunzionale.

Infine, in relazione alle dinamiche sociali e agli equilibri di potere, la cura, empiricamente articolata e tradizionalmente veicolata da soggetti perlopiù femminili, per come il cinema in oggetto ce la mostra, perde progressivamente quest’ultima rilevante inflessione di genere. Uomini maturi, indipendenti ovvero inseriti in un contesto familiare; giovani maschi che fanno ormai fatica a indossare pienamente gli abiti della norma patriarcale: questo insieme di attori sociali si misura con le emergenze più contingenti di soccorso ai propri parenti e congiunti.

Alla luce delle osservazioni sin qui svolte, la Giornata di studi ambisce a creare un forum di discussione accogliendo delle proposte di intervento a partire da una (o più) delle seguenti direttrici di ricerca (pur non limitandosi esclusivamente a esse):

• La rappresentazione della cura nei confronti degli anziani nell’ambito del cinema italiano del Secondo Dopoguerra, apportando delle possibili connessioni con il medium della televisione, diventato egemonico negli anni Ottanta e Novanta.

• La raffigurazione di forme di resistenza e di agency attuate da uomini e donne anziani di fronte alle pratiche di cura formali e informali, ovvero alla loro non attuazione.

• La proposta, per mezzo delle immagini e delle strategie di visione proprie del cinema nazionale in esame, di elementi iconografici tramite cui ritrarre la meccanica della cura verso gli anziani affinché possano articolarsi delle stereotipie iconologiche e di genere.

• La canalizzazione delle «structures of feeling» (Williams 1977) emerse dai processi della cura attraverso formazioni di sublimazione del desiderio quali l’abiezione, la sessualizzazione e il sentimento familiare inteso come «un valore, un campo di espressione, una fonte di emozioni» (Ariès 1960).

• L’investigazione dei luoghi e degli spazi della cura tanto quanto l’indagine degli sfondi sui quali si staglia la figura di superficie e che «agiscono come aggiunzione o completamento rispetto alle immagini di primo piano» (Cremonini 1986).

• Le modalità di differimento nei confronti della cura e dell’invecchiamento tramite la percezione di un’età soggettiva e la proiezione di un’età ideale.

Programma

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