I festival: occasioni imprescindibili di condivisione

MAKING ØF

Redazione CUCWritten by:

Presente e futuro dei festival cinematografici in Italia attraverso i racconti di Alberto Barbera (Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia) e Stefano Francia Di Celle (Torino Film Festival). Lunedì 6 luglio i due direttori sono stati i protagonisti del primo partecipato appuntamento di MAKING ØF • Dialoghi con il mondo del cinema, la nuova rubrica della Consulta Universitaria del Cinema dedicata al confronto con il mondo delle istituzioni e dei diversi operatori coinvolti nella produzione e nella promozione culturale del cinema.

A partire dall’attualità e dalle difficoltà incontrate nell’organizzazione delle edizioni di quest’anno i due direttori, sollecitati dalle domande di Giovanna Maina ed Emiliano Morreale, hanno condiviso la loro riflessione sull’importanza, oggi più viva che mai, del festival cinematografico quale luogo di incontro fisico, di scambio e condivisione di un’esperienza unica e irripetibile. «Se c’è una cosa che abbiamo imparato – ha detto Barbera – è che la visione dei film online è formidabile, ci offre un’alternativa alla visione in sala, quando non possiamo uscire o i film non sono in programmazione, ma anche che l’esperienza in sala è imprescindibile. Quando sono arrivato a Venezia, dopo aver trascorso mesi di visioni casalinghe, assistere a una proiezione sul grande schermo è stata un’emozione impagabile». «Nel caso del Torino Film Festival – gli ha fatto eco Francia Di Celle –  trattandosi di opere prime, film indipendenti, o documentari, ci troviamo di fronte a opere che solitamente non escono in sala e quindi l’esperienza di questi mesi ci è servita per pensare a modi creativi ed efficaci per promuovere questi film online e secondo una distribuzione locale». Se Venezia77 si caratterizzerà per un maggior numero di repliche, la creazione di un’arena dedicata al pubblico e un numero significativo di film provenienti da tutto il mondo, l’edizione 2020 del Torino Film Festival proverà a sperimentare una versione di festival diffuso su tutto il territorio cittadino, lavorando sull’integrazione tra l’online e l’offline.

Qual è, dunque, la cifra rappresentativa di questi due importanti festival italiani? «La mostra cinematografica di Venezia ha cercato di rispondere, dal 2012 a oggi –  ha sostenuto Barbera – a quell’esigenza di partecipazione agli eventi che si è avvertita in modo forte, tutti i festival hanno subito un’accelerazione di partecipazione da parte del pubblico. C’è un bisogno reale di condivisione, nel momento in cui tutto sembra andare verso la fruizione individuale grazie allo streaming. C’è qualcosa nell’esperienza dei festival che fa sì che oggi i festival siano più necessari e più desiderabili di quanto non lo fossero in passato. Oggi sono fenomeni di massa, non più momenti elitari. Non è detto che duri all’infinito, per il momento è questa la situazione». La storia del Torino Film Festival è diversa: è il festival più grande che protegge i film indipendenti, che non hanno dietro macchine di marketing forti o sistemi distributivi e rappresenta, quindi, l’opportunità di svolgere un progetto di promozione di cultura cinematografica vera. «In questa mia nuova direzione – ha detto Francia di Celle – voglio dare una grande impronta di viaggio culturale attraverso le culture del mondo. Il mio desiderio è andare con il festival anche nelle zone dove ci sono più culture che stanno emergendo in modo potente in una periferia in espansione, in una città che sta soffrendo ma che ha tante risorse. Il cinema accende gli entusiasmi e ci sono molte forme cinematografiche che possiamo esplorare».

E se è vero che il cinema riflette e contribuisce a definire il nostro presente, oggi uno dei temi più importanti su cui siamo chiamati a mobilitarci su scala globale è quello dell’inclusione delle “minoranze”, tema che i due direttori interpretano in modo diametralmente opposto, riflesso delle diverse natura e storia dei due festival. Per Barbera la rigida applicazione delle procedure di inclusione delle può essere un limite alla realizzazione di un festival di qualità ed è anche una risposta sbagliata a un problema certamente cruciale ma che deve essere affrontato in modo sistematico e capillare fin dall’origine del sistema produttivo e non solo quando si tratta di scegliere i registi che partecipano al concorso. «Quest’anno ci saranno più film di registe, – ha spiegato Barbera – ma non perché negli anni siamo stati criticati per la scarsa rappresentanza femminile, ma perché quest’anno i film delle registe meritavano più di quelli dei colleghi uomini». Per Francia Di Celle e il Torino Film Festival invece l’applicazione delle procedure rappresenta un modo per incidere fattivamente sulla realtà e per orientare i cambiamenti: «se rispettare le quote delle minoranze di genere significa rischiare che i giornali dicano che ho fatto un festival brutto, sono disposto a correre questo rischio».

Il prossimo appuntamento di MAKING ØF è in programma lunedì 13 luglio alle 18.30 in diretta streaming su Facebook.Ospite dell’incontro sarà Gian Luca Farinelli, direttore della cineteca di Bologna e condirettore del festival “Il cinema ritrovato”.

Angela Maiello

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