Pur essendosi affermata con indiscutibile pervasività nella storia dell’editoria moderna e contemporanea, la “forma recensione” non sembra aver goduto di una particolare fortuna sul versante della speculazione teorica. Trasversale, proteiforme, non vincolata a uno specifico ambito disciplinare, tale pratica ha difatti attraversato le varie fasi dell’evoluzione del «capitalismo-a-stampa», suscitando solo in rare occasioni l’interesse dell’accademia. Una rimozione certo curiosa, indubbiamente significativa nella sua apparente contraddittorietà, eppure forse non del tutto ingiustificata in sede critica.

La fisionomia dell’oggetto di studio, per sua natura oscillante tra l’obbligo informativo, l’interesse commerciale e la definizione del “gusto”, risulta difatti sfuggente sul piano metodologico. Questo peculiare dispositivo si è dimostrato, fin dagli inizi del XVIII secolo, un’imprescindibile interfaccia fra domanda e offerta culturale, e ha sempre costituito qualcosa di più di una mera arma di contesa per la fama. A seconda della posizione di volta in volta occupata nel campo letterario, la recensione è stata in grado di sancire il successo o il fallimento di un’impresa creativa, di un nome, di una reputazione; e ha anche costituito il luogo di lamento e rivendicazione del critico disarmato e inerte. Indice di sensibilità e temperamenti sempre più eterogenei – dall’erudito specialista al semplice appassionato – la sua proliferazione ha inoltre rispecchiato i cambiamenti nella ricezione di opere ormai prive dell’“aura” e pertanto soggette agli umori del pubblico di massa, ultimo giudice del suo valore.

Ciò rende particolarmente arduo ricostruire le successive evoluzioni della “forma recensione” da un’unica angolazione e invita lo studioso a focalizzarsi su più aspetti della sua perdurante fortuna. In quanto cruciale banco di prova della produzione intellettuale, essa continua indubbiamente ad assolvere oggi la sua funzione normativa, contribuendo a plasmare l’evoluzione dell’«orizzonte delle attese» del pubblico di riferimento e a definire l’ideale corpus di un canone condiviso. Del resto, in quanto processo sociale, essa tende a registrare la costante dialettica tra i valori estetici veicolati dal mainstream e la loro concreta rinegoziazione in singoli contesti e/o specifiche comunità di consumo.

Alla luce di un panorama tecnologico e mediatico in rapido mutamento, il convegno I confini della recensione. Le metamorfosi della critica nel campo dei periodici dal XVIII al XXI secolo si propone di indagare questo stimolante ambito di studi dalla fine del XVIII secolo alle soglie del nuovo millennio in accordo con la prospettiva interdisciplinare propria dei periodical studies.

Alcuni dei principali filoni di ricerca che si andranno a esplorare nel corso del dibattito saranno:

• la morfologia della recensione e l’individuazione delle sue caratteristiche salienti;
• la storia della recensione nell’editoria moderna e contemporanea;
• le tipologie e i sottogeneri della recensione;
• recensioni d’arte, filmiche, di fumetti, musicali, radiofoniche, teatrali, televisive, di videogame, etc.;
• la recensione nel mondo digitale e sui social media;
• la recensione turistica e di viaggio;
• la recensione sportiva;
• la recensione nel marketing e d’impresa;
• la recensione scientifica;
• lo statuto simbolico della recensione;
• le metodologie d’analisi e le teorie della recensione;
• l’appropriazione e la declinazione della “forma recensione” in svariati ambiti disciplinari (recensioni televisive o radiofoniche, recensioni a fumetti, …);
• la recensione e la costruzione del canone;
• la lingua delle recensioni (stili, terminologia, convenzioni).

Keynote speaker

Laurel Brake, Birkbeck University of London
Silvia Contarini, Università di Udine
Sebastian Domsch, University in Greifswald
Ken Hyland, University of East Anglia
Alberto Pezzotta, IULM University

Comitato scientifico: Paolo Giovannetti, Andrea Chiurato, Mara Logaldo

Comitato organizzativo: Dario Boemia, Stefano Locati, Laura Sica

Programma

Although unquestionably all-pervasive within the history of modern and contemporary press, the ‘review form’ has been to present an understudied practice. In fact, this multi-faceted, cross-disciplinary form that has persistently accompanied the different phases in the evolution of “print-capitalism” has hardly been analysed from a theoretical perspective. This dismissal by the academic world is certainly peculiar, if not manifestly contradictory; however, it significantly testifies of the difficulty of investigating such a slippery object of study critically.

The very ‘physiognomy’ of the book or film review, inherently wavering between the duty to inform and the needs of the market, influenced as it is by the definition of ‘taste’, makes this form difficult to tackle with a sound methodological approach. Since the beginning of the XVIII century, the book and film review has proved to be an essential interface between cultural supply and demand, and it has always been something more than a weapon to reach fame and recognition. Depending of the position gained in the literary or film fields, the review has often determined the success or failure of a creative enterprise, of a name or reputation. This particular device has been the yardstick of the most diverse sensibilities and tempers, from the learned expert to the passionate amateur. In this, its proliferation has foreshadowed the changes in the reception processes of works no longer provided with an ‘aura’ and therefore prone to the whims of a mass audience, whose judgments ultimately assessed their value.

For these reasons, it is hard to trace the evolution of the ‘review form’ from a single point of view while focusing on the mechanisms that have triggered its fortune. As a crucial touchstone of intellectual production, the review still performs its essential normative function, contributing to outlining the ever-evolving “horizon of expectations” of its audiences, often identified with an ideal corpus which should epitomise a shared canon. On the other hand, as a social process, the review tends to keep track of the continuing dialectics between mainstream aesthetic values and their renegotiation in distinct contexts and/or communities of consumption.

In the light of the rapidly-changing scenario of media and technologies, the conference Book Reviews and Beyond. The Transformations of Literature and Art Criticism in Periodicals Between the 18th and the 21st Century aims at exploring this compelling area of research in accordance with the interdisciplinary perspective of periodical studies, with particular focus on the period from the eighteenth century to the turn of the new millennium.

The topics that will be discussed include, but are by no means limited to:

• the formats of the review and its relevant features;
• the history of the review in the modern and contemporary publishing industry;
• the types and subgenres of the review;
• art, comics, film, music, radio, television, theatre, videogame reviews;
• social media reviews;
• travel and tourism reviews;
• sport reviews;
• marketing and business reviews;
• science reviews;
• the symbolic status of the review;
• methods of analysis and theories of the review;
• appropriations and declinations of the ‘review form’ in different disciplinary areas;
• the review and the building of the canon;
• the language of reviews (styles, lexical choices, discursive practices).

Keynote speakers

Laurel Brake, Birkbeck University of London
Silvia Contarini, Università di Udine
Sebastian Domsch, University in Greifswald
Ken Hyland, University of East Anglia
Alberto Pezzotta, IULM University

Scientific Committee: Paolo Giovannetti, Andrea Chiurato, Mara Logaldo

Organizing Committee: Dario Boemia, Stefano Locati, Laura Sica

Programme