Divismo e sessualità nell’Italia del secondo dopoguerra

Schermi. Storie e culture del cinema e dei media in Italia. 
Anno IV, N. 8, II semestre 2020 – a cura di Laura Busetta e Federico Vitella
Deadline: 15 gennaio 2020

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Redazione CUC2Written by:

Il presente numero di «Schermi» – che maturato nel quadro del PRIN Comizi d’amore. Il cinema e la sessualità in Italia (1948-1978) inaugura una serie di quattro monografici a tema – intende proprio mettere a fuoco il rapporto tra divismo cinematografico e sessualità, in Italia, nel periodo compreso tra il 1948 e il 1978: date convenzionali da ricondurre, rispettivamente, al varo dell’assetto repubblicano a egemonia democristiana e al diffondersi in Italia delle prime sale destinate alla proiezione del film per adulti. Secondo Stephen Gundle, autore di studi indispensabili per re-inquadrare oggi la questione, il cinema italiano vanterebbe addirittura una sorta di primato europeo rispetto alla caratterizzazione dell’immagine divistica in termini sessuali, con Silvana Mangano a fare notoriamente da apripista, nel 1949, attraverso il seminale Riso amaro di Giuseppe De Santis, presto imitata da Gina Lollobrigida, Sofia Loren e dalle altre cosiddette “maggiorate fisiche”. Le giovani star italiane degli anni Cinquanta, brune, formose e impertinenti, passionali e un poco grossolane, riempiono schermi e rotocalchi e ripopolano felicemente il pantheon divistico italiano dopo la dieta neorealista e la depurazione della costellazione attoriale mussoliniana, proiettando sulla scena internazionale un’immagine intrigante all’insegna di gioventù e fertilità. Parallelamente, è nello stesso periodo che, come ha notato Jacqueline Reich, viene messa in discussione la retorica dell’iper-mascolinità italiana, compromessa da rappresentazioni divistiche che oscillano tra la potenza erotica del seduttore e la sessualità frustrata dell’inetto. Ma lo scenario è complesso e articolato, certamente irriducibile alle parabole divistiche individuali. Le immagini divistiche nazionali risentono tutte del processo di sessualizzazione del sistema dei media, come, per altro verso, la vita privata degli attori risente del mutamento generali dei costumi del Paese. Per tracciare quadri di insieme di una certa tenuta, urge indagare in modo sistematico come cambino, da un lato, le forme della rappresentazione del visibile sessuale dell’attore italiano, dall’altro, i discorsi divistici di ordine sessuale veicolati dalla stampa popolare a grande diffusione, nella loro interdipendenza con l’arena culturale e il quadro politico-istituzionale.

Le proposte (max 300 parole, in italiano o in inglese, corredate da una bibliografia essenziale) dovranno essere inviate entro il 15/01/2020 al seguente indirizzo di posta elettronica: lbusetta@unime.it e fvitella@unime.it 

L’esito della selezione sarà comunicato entro il 31/01/2020, e i saggi completi – compresi tra le 30.000 e le 35.000 battute (spazi e note incluse, bibliografia esclusa), accompagnati da un abstract di 100 parole (in inglese) e da 5 parole chiave (sempre in inglese) – dovranno essere inviati entro il 01/04/2020 e saranno sottoposti a una doppia revisione.

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