Punctum in motion. Fotografia e scritture dell’io

Convegno a cura di Anna Masecchia e Valeria Sperti
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Napoli, 29-30 ottobre 2019

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Redazione CUC2Written by:

Tra le esperienze estetiche della seconda metà del XX secolo e degli inizi del XXI, molte sono le sperimentazioni che mettono in crisi la nozione di “genere”. In particolare, a entrare in crisi è l’autobiografia, che si articola secondo traiettorie molteplici, dall’autofiction prevalentemente letteraria a varie forme di autoritratti filmici e audiovisivi.

Letteratura e cinema, soprattutto dopo la svolta del digitale, hanno ripensato l’immagine fotografica fissa e analogica, facendola portatrice di una riflessione sul sé e sulla costruzione dell’io, autoriale e scisso insieme. La letteratura è fortemente attratta dalla fotografia, capace di testimoniare il vissuto in una diversa prospettiva memoriale rispetto alla scrittura, e sembra essersi chiesta: in che modo la fotografia racconta? Qual è la sua funzione: fornire un supplemento di identità o una fuga verso l’immaginario? Il cinema, d’altro canto, continua a riflettere sul proprio dispositivo a partire dall’immagine fissa e fotografica, che diventa spesso innesco di una narrazione dell’io che si fa interrogazione del sé in relazione ad un mondo sempre più ipermediale.

Il convegno “Punctum in motion. Fotografia e scritture dell’io vuole avere come oggetto tanto le varie forme assunte dalla narrazione fotografica, quanto l’utilizzo della fotografia (oggetto, dispositivo) nelle scritture dell’io letterarie, filmiche e, più in generale, audiovisive presenti nell’arte contemporanea, nel web e in altri supporti.

Si prevede la collaborazione con l’ARGEC (Atelier de Recherche génois sur les écritures contemporaines), l’Accademia di Belle Arti di Napoli, il Consolato di Francia a Napoli e FAScinA – Network delle Studiose di Cinema e Audiovisivi, con l’intento di riunire un gruppo di specialisti sia del campo letterario e artistico sia di quello cinematografico e audiovisivo che, a livello internazionale, abbiano indagato il rapporto tra fotografia e scritture dell’io in una prospettiva intermediale tra la fine del XX secolo e il XXI.

Per quanto riguarda la letteratura, si fa qui riferimento, in particolare, agli intrecci fotobiografici presenti, ad esempio, nelle opere di Paul Auster, Sophie Calle, Annie Ernaux, Raymond Depardon, Anny Duperey, Hervé Guibert et Orhan Pamuk e in alcune collane, come «Traits et portraits» del Mercure de France che s’iscrive nella traiettoria di Roland Barthes, per meglio comprendere l’alleanza tra notazione di vita e immagine, che aiuta a ritrovare il tempo della storia e la materialità della vita. Nel panorama europeo, non mancano esempi di opere che lavorano, grazie all’innesco narrativo e memoriale della fotografia, a cavallo tra più generi di narrazione del sé, dall’esempio ormai classico di Austerlitz di Winfried Georg Sebald a un volume più recente di ispirazione odeporica come Absolutely Nothing. Storie e sparizioni nei deserti americani di Giorgio Vasta e Ramak Fazel.

Per quanto riguarda il cinema, verranno privilegiati registi che hanno elaborato percorsi autoriali e autobiografici a partire dall’utilizzo e/o riutilizzo di fotografie come, ad esempio, Cecilia Mangini, Agnès Varda, Terence Davies, Alina Marazzi.

Obiettivo del convegno sarà infatti anche quello di individuare un corpus di autori che, tra letteratura, cinema, video arte e web, abbiano contribuito a ridefinire la relazione tra fotografia, scritture dell’io e messa in movimento dell’immagine fotografica a partire da ciò che “punge” chi la osserva.

Programma

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