Nuovi scavi: il patrimonio non-theatrical e non-broadcast in Italia (1965-1995)

Immagine. Note di storia del cinema
n. 20 – a cura di Diego Cavallotti e Lisa Parolo
Deadline abstract: 25 aprile 2019

ARCHIVIO CFE

Redazione CUC2Written by:

Negli ultimi anni gli studi sul cinema amatoriale e, più in generale, su tutti i prodotti filmici non consumati nelle sale cinematografiche si sono concentrati sullo sviluppo di un oggetto di studio specifico, ossia il concetto di non-theatrical (Streible, Roepke, Mebold 2007). Dalla pubblicazione dello speciale di Film History del 2007 curato da Streible, Roepke e Mebold, tale nozione si è configurata come un contenitore semantico a cui ricondurre film amatoriali, home movies, film educativi, useful films (in questo caso, si veda anche Acland, Wasson 2011), film industriali e quei prodotti underground, sperimentali e d’artista mostrati, per esempio, all’interno di spazi espositivi, gallerie d’arte, cooperative cinematografiche, aule scolastiche o eventi in-home (Streible, Roepke, Mebold 2007, 342). Tuttavia, nel tentativo di allargare la portata del concetto, si è omesso di verificare la sua efficacia, soprattutto in relazione ai “luoghi della transizione tecnologica” che hanno caratterizzato l’ultima parte del ventesimo secolo.

Se, infatti, si punta l’attenzione sulla transizione da film a video, che prende avvio alla fine degli anni Sessanta e si consolida negli anni Ottanta, la nozione di non-theatrical appare insufficiente, se non povera: è necessario, infatti, aggiungere un riferimento anche all’analogon video del non-theatrical, ossia il non-broadcast. Attraverso un simile concetto si intende delineare la produzione video non destinata alla trasmissione televisiva: video per il narrowcast, video sperimentali e d’artista, video amatoriali, home videos (nella loro doppia accezione di video di famiglia e di edizioni video di film), video comunitari, etc. Una simile transizione si modifica ulteriormente con l’ingresso del digitale, con l’apertura di una nuova fase di sovrapposizione di network tecnologici dalla metà degli anni Novanta.

All’interno di una simile prospettiva, dunque, la call-for-paper mira a mettere in tensione questi domini – il non- theatrical e il non-broadcast – all’interno di vari ambiti produttivi e fruitivi nell’arco temporale compreso tra l’ingresso del video analogico e quello del video digitale: dal campo degli home movies a quello dei cineclub (in Italia, per esempio, la FEDIC ammette dal 1982 anche opere in video alle selezioni del Festival di Montecatini), da quello della militanza e dei movimenti sociali (si prenda come esempio il caso del Collettivo Cinema Militante negli anni Settanta) a quello sperimentale.

A tal proposito, si invita a presentare proposte riguardanti i seguenti punti:

1) L’inquadramento storiografico del non-theatrical, del non-broadcast e della loro interrelazione.
2) Non-theatrical e non-broadcast: mappe e genealogie in ambito nazionale.
3) Le tecnologie e le pratiche del non-theatrical e del non-broadcast in Italia.
4) Il non-theatrical, il non-broadcast e l’archivio: nuovi fondi, nuovi protocolli d’archiviazione.
5) La società italiana e i nuovi network tecnologici: la transizione alla “società del video”.
6) Le strutture produttive e distributive del non-theatrical e del non-broadcast in Italia.

Le proposte (in italiano o in inglese), della lunghezza approssimativa di 250 parole, dovranno essere inviate entro il 25 aprile 2019 ai seguenti indirizzi email: lisa.parolo@uniud.it diego.cavallotti@uniud.it

I saggi della lunghezza approssimativa di 30.000/40.000 battute (note incluse), potranno essere scritti in italiano, in francese o in inglese. La scadenza per l’invio del saggio è il 26 agosto 2019. I saggi saranno sottoposti a peer review. La pubblicazione del dossier è prevista per dicembre 2019.

Call for essays

Comments are closed.