Alberto Sordi nella storia dello spettacolo italiano

Giornata di studi a cura di Andrea Minuz e Christian Uva
Sapienza Università di Roma
Roma, 23-24 febbraio 2018

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Redazione CUCWritten by:

Nel 1995, in un volume dedicato alla commedia all’italiana, Enrico Giacovelli parlava della «galleria di ritratti di italiano medio» messa in piedi da Alberto Sordi nel corso della sua carriera: «Ad essa dovranno rivolgersi i posteri se vorranno sapere qualcosa di più, fra un sorriso e una smorfia amara, sulla nostra società di fine millennio». Ad oggi però la sua eredità culturale è ancora in attesa di una piena legittimazione da parte del mondo accademico. L’enorme popolarità raggiunta dall’attore, la sua sovrapposizione con i discorsi e le stereotipie legati all’italianità e alla costruzione del carattere nazionale, nonché i controversi rapporti tra Sordi e gli intellettuali italiani lo hanno reso una figura ingombrante, difficile da inquadrare nel campo degli studi e delle ricerche sul cinema. «Il mito di Alberto Sordi», scriveva Maurizio Grande, «consiste nel fare del cinema la favola grottesca degli italiani, un interminabile carnevale della vita e dei rapporti sociali, dove la maschera non assorbe l’attore ma, al contrario, lo rivela, in un carosello di ingrandimenti e allucinazioni dell’identità». Sordi infatti è stato molte cose. Attore, produttore, regista, personaggio pubblico, uomo di spettacolo nel senso più ampio e profondo del termine. Le sue attività attraversano il mondo della radio, del doppiaggio, dell’avanspettacolo, del varietà, del cinema, della canzone, della televisione. In tal senso, il “sistema Sordi” deve essere ancora esplorato in tutta la sua ricchezza. Per questo, a quindici anni dalla scomparsa dell’attore, la “Sapienza” Università di Roma e l’Università Roma Tre organizzano la giornata di studi Alberto Sordi nella storia dello spettacolo italiano. Cinema, radio, televisione, varietà, che vuole offrirsi come un primo bilancio delle ricerche italiane e internazionali più innovative, ma anche come un’apertura verso nuovi orizzonti interdisciplinari con cui interrogare i rapporti tra Alberto Sordi, i media, lo spettacolo e la società italiana dal dopoguerra ad oggi.

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