«È tanto più bello!». Il colore nel cinema amatoriale italiano: storia, discorsi, usi sociali

Elena Gipponi
Università di Lingue e Comunicazione IULM
2013

PhDs

Redazione CUCWritten by:

«È tanto più bello!». Il colore nel cinema amatoriale italiano: storia, discorsi, usi sociali
«It’s Much More Beautiful!». Colour in Italian Amateur Cinema: History, Discourses, Social Uses

Autore | Author
Elena Gipponi
elena.gip@gmail.com

Corso di dottorato | PhD Program
Comunicazione e nuove tecnologie
Università di Lingue e Comunicazione IULM
Tutor Luisella Farinotti, Federico Pierotti
2013

Sinossi | Abstract
Nella storia dei sistemi tecnologici per la riproduzione del colore “naturale”, pellicole come Kodacolor (1928), Dufaycolor (1934), Kodachrome (1935), Agfacolor (1936), Ferraniacolor (1949) e altre furono sviluppate e lanciate prima nella versione invertibile e in formato ridotto (9,5mm, 16mm e 8mm) destinata ai cineamatori, e solo in seguito rese disponibili e funzionali nella versione negativo-positivo 35mm impiegata nel circuito del cinema professionale. Il cinema amatoriale – settore a lungo trascurato nella storia dell’industria cinematografica – è stato quindi trattato dalle case di produzione come un laboratorio strategico per la transizione su larga scala ai nuovi supporti a colori.
La tesi studia i processi di implementazione e gli usi sociali delle pellicole a colori nel cinema amatoriale italiano: come viene lanciata questa innovazione tecnologica sul mercato? E, d’altro canto, come viene recepita dai consumatori? Come impiegano questa nuova risorsa i cineamatori italiani? Per rispondere a queste domande, vengono analizzati dapprima i discorsi – tecnologici, linguistico-estetici e socio-culturali – circolanti nelle pubblicazioni manualistiche e periodiche sulla cinematografia a colori in formato ridotto e, in seguito, le pratiche d’uso del colore in un campione di collezioni private di pellicole amatoriali e film di famiglia italiani tra gli anni ’30 e gli anni ‘60. Adottando in massa la tecnologia del colore, i cineamatori promuovono infatti – pur inconsapevolmente e in forma anonima – un profondo rinnovamento dello stile e una modernizzazione del visibile del nostro paese.

In the history of the so-called “natural” colour processes, colour films, such as Kodacolor (1928), Dufaycolor (1934), Kodachrome (1935), Agfacolor (1936), Ferraniacolor (1949), and so on, were first developed and released in the small-gauge (9,5 mm, 16mm and 8mm) and reversal version employed by amateurs, and only afterwards in the 35mm negative-positive version used by the professionals. This technological leadership shows that amateur cinema – until recently a neglected field in the history of the motion picture industry – was considered by manufacturing firms as a testing ground for colour films.
The thesis aims to evaluate the implementation procedures and the social uses of colour films in Italian amateur cinema: how this technological innovation was launched on the market? Which were the main marketing strategies? And, conversely, how the Italian amateur filmmakers did use colour in their home movies? Did they develop, even unconsciously, a shared and widespread chromatic style? Usually shot in order to celebrate the happy moments of family history, amateur films – and home movies in particular – are representative of a nameless style: they resemble each other and in this repetitiveness lies their illustrative power. In order to answer the previous questions, I analyze at first the how-to literature (handbooks, manuals, published guides and trade magazines) on amateur colour cinematography. After the discourses, I investigate the practices, through a sample of private collections of Italian home movies dating back from the 1930s to the 1960s.

Tesi online | Online repository
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